Aumentano i Lavoratori nelle Cooperative Socaili

Aumentano i Lavoratori nelle Cooperative Socaili

Dai 4789 registrati nel 2012 ai 5339 occupati nel 2015 +10.6%. Calati i dipendenti ed è cresciuto il numero di soci.

Categorie: Dal Territorio

Tags: federsolidarietà,   occupazione,   cooperative sociali

Con oltre 5mila lavoratori nel solo settore sociale veronese, le cooperative sociali aderenti a Federsolidarietà Verona compiono un salto in lungo che ne decreta la vittoria su quattro anni di crisi economica. Dal 2012 al 2015, infatti, l’occupazione nel settore è costantemente cresciuta per un incremento complessivo del 10,64%, passando dalle 4.789 del primo anno, alle quasi 5.100 del 2013 e le 5.437 del 2014. Conservando i livelli medi anche nel 2015, chiuso con 5.359 occupati, nonostante il lieve calo.

È quanto emerge da uno studio di Federsolidarietà Verona attraverso i dati del servizio revisioni di Confcooperative Veneto, che sul complesso di impiegati dello scorso anno ne registra, in particolare, 3.644 (il 68% del totale) nelle cooperative sociali di tipo A, attive principalmente nei servizi socio sanitari, socio educativi e assistenziali; 745 (14%) in quelle di tipo B, che hanno la mission di inserire e avviare al lavoro le persone svantaggiate in tutti i settori economici; e 970 (il 18%) nelle cosiddette plurime, composte da lavoratori di entrambi i tipi. «Crediamo sia di fondamentale importanza, per il raggiungimento di quest’obbiettivo, che le cooperative di inserimento lavorativo si orientino, come già avviene, verso una percentuale di lavoratori svantaggiati sempre maggiore di quella prevista per legge» puntualizza la presidente di Federsolidarietà Verona Erica Dal Degan, «la quale non può essere inferiore al 30%». La virtuosità di Verona nell’inserimento lavorativo di tali soggetti svantaggiati, «è del resto confermata dall’incremento occupazionale del 13% complessivamente registrato tra il 2012 e il 2015, con picco significativo nel 2013 (14,92%), e una percentuale occupazionale rilevata nelle sole cooperative di tipo B pari al 31%, e cioè maggiore rispetto al minimo previsto dalla stessa legge 381/1991. Dal computo, «sono tuttavia esclusi quanti, pur non essendo tecnicamente ‘svantaggiati’, avrebbero difficoltà di collocazione nell’ordinario mercato di lavoro, e che comunque sono occupati nella cooperazione di tipo B».

L’indagine rileva, ancora, una compagine sociale sempre più composta da lavoratori soci. E in particolare: l’88% in quella delle cooperative di tipo A; l’81% nella struttura delle cooperative di tipo B, e l’ 85% nelle plurime. In linea, con il trend del quadriennio in esame, durante il quale l’occupazione dei soci lavoratori è globalmente cresciuta del 12,46%. «Segno di un fenomeno di progressiva stabilizzazione del rapporto all’interno dell’impresa sociale confermato dalla quasi concomitante diminuzione dei lavoratori non soci».

Considerato, infine, che il fatturato prodotto da tutte le cooperative sociali della federazione scaligera, raggiunge i 140milioni di euro, «il fatturato medio per dipendente è stimato in 26.130 euro. In pratica, ogni 26.130mila euro di fatturato prodotto il settore tendenzialmente assicura l’assunzione di una risorsa lavorativa, «fornendoci l’input a proseguire, con politiche strategiche mirate, finalizzate ad aumentare il volume d’affari del settore della cooperazione sociale scaligera», afferma la Presidente di Federsolidarietà «sono numeri che infondono grande speranza nel nostro mondo, nonostante gli attacchi subiti in occasione delle ultime vicende». Da l'Arena

 

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